Gli edifici per l’intrattenimento più famosi della Roma antica si sa, sono il Colosseo ed il Circo Massimo dove si tenevano le corse dei carri.
Il teatro era un passatempo un po’ meno apprezzato, poiché ritenuto dai più troppo intellettuale.
Ci furono pure grandi commediografi che ebbero un discreto successo, ma dovettero affrontare costantemente l’umore altalenante del pubblico. Terenzio in particolare ci racconta delle grandi difficoltà che ebbe nel sottoporre agli spettatori le sue commedie per avere un giudizio.
Eppure i Romani costruirono teatri imponenti, meravigliosi nell’architettura e sontuosi negli allestimenti, ed il primo fra tutti fu quello di Pompeo, primo allestimento stabile , cioè in muratura, edificato a Roma nel 55 a.C. Però, del teatro di Pompeo, all’epoca dotato di uno splendido sistema di portici retrostanti la scena, purtroppo non resta quasi nulla.
Vittima di spoliazione e distruzione sistematica è svanito come tante altre meraviglie del mondo antico che una volta sorgevano in città. Resta solo una traccia ben celata dietro Largo Argentina, in via di Grottapinta. La stradina ricalca fedelmente il profilo curvo della cavea dell’antico teatro, ed alcuni resti, poco accessibili sono ancora conservati sotto i palazzi del vicoletto. Eppure il complesso doveva essere straordinario e le notizie soprattutto per quanto riguarda il settore dei portici abbondano.

Le fonti raccontano di una grossa area rettangolare di 180 metri per circa 135 divisa in tre navate nella parte centrale ed abbellita da meravigliose colonne disposte lungo il muro di cinta a creare un ambulacro coperto e riparato. La decorazione a verde trasformava la zona in una sorta di parco lussureggiante in cui gli alberi, pare ci fosse addirittura una fila di platani -gli alberi degli Heroa-, le fontane ed i boschetti rendevano ancora più suggestiva l’esperienza. L’idea che si ispirava, e lo notò anche Vitruvio, a certi modelli ellenistici di teatro, diventò poi laporticus post scenam, un elemento abbastanza ricorrente nell’architettura dei teatri romani.
Ma il portico alle spalle del teatro di Pompeo è molto famoso per un’altra vicenda, ben nota ai più. Esso comprendeva anche edifici di funzione diversa da quelle direttamente collegate alle rappresentazioni teatrali. Fra questi c’era la famosa Curia di Pompeo dove si tenne la riunione del senato delle idi di Marzo del 44 a.C. in cui Giulio Cesare fu assassinato.
Anche la Curia è stata purtroppo come il resto del monumento cancellata dalle moderne costruzioni, tuttavia, al limite della piccola area archeologica di Largo Argentina con cui confinava la porticus, è ancora visibile una piccola porzione del basamento su cui era collocata una statua di Pompeo: un’opera importantissima se, come riportano le fonti, fu ai piedi di quel basamento che Cesare si accasciò trafitto dalle 23 pugnalate.
Il teatro di Pompeo è dunque un luogo importantissimo della città antica, ma purtroppo le strutture conservate sono veramente poche. Dunque, se vogliamo avere un’idea più chiara di come fosse l’alzato, cioè la facciata, di un teatro romano, dobbiamo volgere la nostra attenzione altrove.
E veniamo al teatro di Marcello. La scelta non è di ripiego: poiché il teatro di Marcello è l’unico teatro della città antica che sia giunto fino a noi in buono stato di conservazione. Certo in una forma molto alterata dagli interventi successivi, operati sulla struttura originaria dal medioevo in poi.
Ma cominciamo dal principio. Il teatro di Marcello che oggi ancora si erge imponente e ben visibile occupa una zona in cui c’è una strana e fitta commistione di edifici moderni ed antichi. Ma ovviamente nel momento in cui il progetto fu avviato la zona era decisamente diversa. Cesare iniziò il progetto, ma probabilmente il suo intervento non andò oltre la fase di preparazione del terreno da edificare. Sembra che per ottenere lo spazio necessario fu allora demolito il lato curvo di un altro edificio per gli spettacoli, più antico, il circo Flaminio. Ma la zona nonostante richiedesse grossi interventi di riqualificazione per ospitare il nuovo teatro, pare fosse già da tempo legata alle attività teatrali.
Raccontano le fonti, che la piccola area, antistante il tempio di Apollo, i cui resti sono ancora visibili, ospitasse all’occorrenza un teatro provvisorio costruito per i ludi Apollinares. Insomma l’area aveva già in un certo senso una vocazione “teatrale”.
Cesare però per quanto mise mano al progetto per primo non ne vide la conclusione. L’edificio fu infatti inaugurato solo nel 13 o nel 11 a.C, e dedicato alla memoria del nipote di Augusto, Marcello, suo erede designato che però morì prematuramente a 19 anni, nel 23 a.C., ed in circostanze, pare, piuttosto sospette.

Ma come appariva allora la struttura? L’edificio era piuttosto alto, superava i 32 metri di altezza; oggi vediamo poco più che una ventina di metri della struttura originaria. La facciata aveva originariamente 2 ordini di archi ed un attico, cioè un muro chiuso sulla sommità. Ogni piano aveva 41 archi, abbelliti sulle chiavi di volta da grande maschere teatrali. Purtroppo solo poche furono rinvenute durante gli scavi intrapresi negli anni ’20 e ’30 per liberare la struttura dagli edifici circostanti. Le arcate del primo piano erano inquadrate da pilastri di ordine dorico, quelli del secondo piano avevano capitelli di ordine ionico, e l’attico citato mostrava un bell’ordine corinzio. Già l’altezza, immaginando la struttura intatta, fa capire che il teatro non fosse piccolissimo.
Ed effettivamente dai racconti delle fonti posiamo ipotizzare che potesse contenere fra i 15.000 ed i 20.000 spettatori. Ovviamente per regolamentare questo flusso di spettatori c’era bisogno di un ben organizzato labirinto di passaggi. Questi ovviamente non mancavano: gli ambulacri interni erano realizzati in laterizio e coperti con delle belle volte in cementizio decorate da stucchi. Questi passaggi introducevano lo spettatore alla scena. Purtroppo di questa non resta quasi nulla e si legge nella struttura solo il profilo dell’orchestra che la precedeva: un’area di circa 37 metri di diametro. E poi? In che tipo di complesso era inserito il teatro? Non c’era un bel portico alla maniera ellenistica, ma un’ampia esedra che abbracciava due piccoli edifici con altare. Uno di questi dedicato alla romanissima Pietas.
Certo oggi è difficile vedere tutto questo. Ma perchè? Innanzi tutto , come tanti altri edifici romani il teatro ha subito una spoliazione sistematica. I fori sulla superficie dei blocchi ne sono una dimostrazione, fori di “spoliazione” fatti per sottrarre alla struttura il sistema di grappe di metallo di consolidamento. Il metallo si sa nel Medioevo era piuttosto ricercato e gli edifici antichi funzionavano bene da cave di materiali. In generale poi bisogna pensare che tutto ciò che fosse decorativo, bello e prezioso sia stato sottratto alla struttura. In più però c’è dell’altro. Dopo una prima fase di saccheggio sistematico dell’area, che ridusse l’edificio allo scheletro della struttura, questo fu inglobato da nuove costruzioni così che oggi è difficile distinguere anche solo lo scheletro della parte romana. Sappiamo che i primi ad occupare e “riqualificare” l’edificio furono i Savelli nel XIII sec. d.C. Successivamente fu Baldassarre Peruzzi a mettere mano alla costruzione, trasformandola, nel 1500, in uno strano mix di strutture; e nel ‘700 ci fu un nuovo passaggio di proprietà, agli Orsini, che portò a nuovi cambiamenti e ristrutturazioni. Insomma il teatro di Marcello è un edificio straordinario come tanti a Roma e la fase romana è stata solo il I atto di tanti. Ma scoprendo l’edificio scoprirete la città Eterna, Croce e delizia!
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