La Colonna Traiana, non solo è uno dei più bei monumenti dell’antica Roma ancora visibili nella città moderna, ma è anche un’opera piena di storia e straordinariamente originale ed innovativa.
Ma partiamo dall’inizio. La posizione della Colonna è innanzitutto molto singolare. Oggi il complesso del Foro e dei Mercati di Traiano è purtroppo tagliato ed interrotto da Via dei Fori Imperiali, quindi è difficile avere una comprensione ed una percezione completa dell’area.
Però, facendo un rapido confronto con quel che resta di quel complesso e la serie degli altri Fora, la differenza è immediatamente percepibile. Non c’è un asse sgombro libero che dall’ingresso al Foro guidi lo sguardo direttamente al tempio principale, ma se un tempio dedicato a Traiano c’è mai stato, questo era schermato dalla mole delle Basilica Ulpia e, dietro di questa, dal sistema delle biblioteche. La colonna Traiana era appunto al centro fra i due edifici delle biblioteche.
Ovviamente la colonna non aveva alcuna funzione strutturale rispetto ad esse, né era parte di una serie che costituisse un portico. Era l’unica del suo genere ad essere collocata nel Foro e per giunta inserita fra edifici così particolari. Ma perchè? Perchè la colonna Traiana nasconde in sé tanti segreti, ha tante funzioni. La più evidente, visto che parliamo della vicinanza alle biblioteche è quella di essere una sorta di commentarium scolpito delle guerre Daciche.
Quando un generale, un imperatore era impegnato in importanti spedizioni militari per poterne mantenere chiara la memoria poteva registrare gli avvenimenti redigendo dei commentari. Sì ,proprio come Cesare che scrisse i più famosi fra tutti, si basti pensare al famoso “de bello Gallico”.
Si poteva, viceversa redigere anche una “documentazione grafica” e per questo pare che prendessero parte alle spedizioni dei “reporter” che illustravano i momenti salienti della campagna, dipingendoli sulle tabulae pictae. Al ritorno in patria dunque se c’era il caso e l’occasione di festeggiare il trionfo il generale aveva materiale sufficiente, una ricca documentazione cui attingere per immortalare nella pietra i propri successi. Questo è proprio quello che è accaduto nel caso di Traiano. A celebrare il suo successo contro i Daci di Dececbalo è stato l’intero complesso dei Mercati e del Foro, ed a raccontarlo nel modo più bello c’è ancora oggi la colonna.
E qui la storia si fa più interessante perchè la colonna è un commentario non solo nell’intenzione , lo è soprattutto nella forma. In un articolo precedente di Mondo Romano sui libri e biblioteche abbiamo avuto modo di parlare dei libri nell’antichità, dei volumina in particolare. Si è parlato di questi incredibili rotoli che ci hanno trasmesso informazioni importanti sulla vita dei Romani. Rotoli appunto. E la colonna è un grande, enorme, monumentale, volumen. All’osservatore più attento non sfuggirà certo il fatto che non solo la superficie sia istoriata, ma che queste storie rappresentate siano organizzate nella forma di una fascia quasi avvolta attorno al corpo della colonna. É solo un’illusione, perché i rilievi non sono l’involucro di qualcosa, i rilievi si svolgono sulla superficie esterna dei blocchi assemblati per comporre la colonna. Ma la cosa importante è proprio questa, si svolgono, come un continuum come una storia raccontata sui rotoli dei romani. La colonna è insomma un enorme libro di guerra e si trova proprio nel posto migliore possibile per svolgere tale funzione: fra le biblioteche del Foro di Traiano. Quindi se oggi la vediamo così isolata, e questo suo isolamento rende difficile capirne a pieno la funzione, al tempo dei romani era tutto ben chiaro, ben definito a partire dalla location. In più c’è da dire che se oggi seguire i rilievi è una vero è propria impresa, dal basso, nel caos della strada, al tempo dei romani le biblioteche avevano terrazze che permettevano di ammirare dalla giusta altezza i rilievi. L’osservatore poteva seguirne al meglio la storia e goderne la bellezza. Chi la ammirava dalle terrazze poteva coglierne a pieno il significato, uno dei tanti. La colonna racconta innanzi tutto la storia delle imprese militari di Traiano, ma non solo. La colonna ci racconta anche come l’imperatore sia riuscito a cambiare il volto di Roma sotto diversi punti di vista, perfino architettonici ed ingegneristici. Trovare un indizio, una traccia di tutto questo è abbastanza semplice.
Sulla base della colonna campeggia una famosa iscrizione. Se avete difficoltà a leggerla sul posto, potete ritrovarla su CIL VI 960. Un passo dell’Iscrizione è particolarmente interessante, quello che recita “Ad declarandum quantae altitudinis / mons e locus tant [is op]ribus sit egestus”
Un’informazione preziosa per la ricostruzione di questo spazio dell’antica roma prima che il complesso e con lui la colonna fossero tirati su. In una traduzione letterale il testo recita più o meno : “Per indicare di quale altezza il monte ed il luogo per tanto grande opera sia stato sbancato”. Per capire veramente il significato dell’iscrizione, però, occorre fare una premessa sul mons citato. Traiano assieme all’architetto Apollodoro di Damasco riuscì a portare a termine un’impresa epica, quella dello sbancamento dell’intera sella che si trovava dove ora sono le rovine del complesso. Non era disponibile allora uno spazio edificabile abbastanza grande da rispondere alle esigenze dell’ambizioso progetto dell’imperatore. Così Traiano sbancò un intero colle difronte al Campidoglio, alla base del Quirinale. La colonna doveva celebrare anche questa impresa, mostrandosi come un enorme segnacolo, un riferimento metrico che facesse ben comprendere per quanta altezza il mons dove ora ci sono Foro e Mercati sia stato sbancato.
Ma a quanto corrispondeva questa altezza? O meglio quanto è alta la colonna? La colonna è alta 38 metri e consiste di 17 blocchi simili a tamburi, meglio rocchi, ed 8 blocchi che compongono il basamento. Ecco il basamento, così come il fusto, non ha una funzione solo decorativa o strutturale, perchè la colonna nasconde un altro segreto. Il piedistallo della colonna ospitava la camera funebre in cui erano collocate le urne cinerarie, contenitori d’oro, che ospitavano le ceneri di Traiano e della moglie Plotina. La Colonna Traiana era dunque anche una sorta di segnacolo tombale che localizzava nella città antica la tomba dell’Imperatore e lo portava in “alto” anche in virtù dei suoi trionfi militari.
Del resto che le colonne onorarie potessero rappresentare in termini materiali la consecratio, cioè la divinizzazione, l’ascesa al pantheon romano, non era cosa nuova.Già Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia XXXIV, 27 diceva esplicitamente che “ la funzione delle colonne era di sollevare al di sopra degli altri mortali. La colonna Traiana riesce a farlo in modo concreto ed innovativo. All’interno di ogni rocchio erano ricavati dei gradini che componevano una scala a chiocciola composta complessivamente di 185 gradini. Questi gradini conducevano al terrazzo sulla sommità dove svettava una statua di Traiano. Insomma una spinta verso il cielo, verso un mondo altro rispetto a quello dei mortali. Un progetto unico e geniale.
E’ indiscusso allora che la colonna Traiana fosse e sia tuttora un’opera straordinaria dal punto di vista dell’idea e dei molteplici significati che racchiude in sé. Ma da un punto di vista tecnico? Da un punto di vista tecnico è ancora più sorprendente. Proprio per questo non fu facile realizzarla e pare che l’esecuzione del progetto abbia richiesto 7 anni. Non pochi se si pensa che il Colosseo fu inaugurato per la prima volta 9 anni dopo l’inizio dei lavori. Ma le difficoltà erano molte. Anche se a lavorare al progetto fu uno degli architetti più brillanti dell’epoca , Apollodoro di Damasco, i problemi da risolvere erano molti.
Prima fra tutte le questioni più spinose c’era quella dei materiali: i rocchi, cioè i blocchi a tamburo, sono di marmo di Carrara, un materiale che veniva cavato a 400 chilometri di distanza da Roma. Il trasporto è stato forse uno dei primi fattori di rallentamento dei lavori. Poi ci sono i tempi tecnici per la lavorazione dei blocchi. Questi, che hanno un diametro di circa 3,6 metri che decresce procedendo verso l’alto, sono scavati all’interno. All’interno come detto furono ricavati i numerosi gradini della scala a chiocciola. Sono in un certo senso ammorsati, fissati con dei bulloni ad incastro. Ovviamente era necessario che questi blocchi coincidessero perfettamente nella messa in opera. Quindi non si trattava solo di sollevare i blocchi a diversi metri di altezza, impiegando pozzi di sollevamento e argani e carrucole e pulegge, ma la messa in opera doveva essere estremamente precisa. E che dire della decorazione? Il fregio della Colonna Traiana svolto è lungo 200 metri, 200 metri di sculture che formando 23 giri si avvolgono a spirale. La narrazione sul fregio è in forma di un continuum, in cui elementi vegetali o architettonici verticali dividono apparentemente le scene. L’unica cesura netta è la raffigurazione della Vittoria che divide il resoconto bellico, separando le vicende delle prima campagna contro i Daci (101-102 d. C) dalla seconda (105-106 d.C).
Il racconto per immagini era molto dettagliato nella resa delle immagini, non solo scolpito sulla superficie dei rocchi, ma reso più vivace da inserzioni di materiali altri dal marmo. Alcuni studiosi analizzando con attenzione alcune figure dei rilievi hanno notato la presenza di fori sulle mani di alcune di esse: probabilmente c’erano utensili o armi che oggi sono perdute. Inoltre, come molti altri monumenti famosi di Roma, pare che i rilievi fossero suddipinti, con tinte vivaci. Tralasciamo poi qui il fatto che questo enorme fregio, da leggere procedendo dal basso verso l’alto , è una delle più importanti fonti di informazioni che abbiamo sulla logistica e sulla strategia bellica dei Romani. Una fonte “visiva” unica, un libro, uno dei più belli mai scritti, anzi scolpiti nel mondo antico!