Ostia Antica è uno dei più bei siti archeologici che ci siano nei dintorni di Roma ed è una preziosissima fonte di informazioni per tutti coloro che si occupano di edilizia abitativa e privata. Cioè visitando il centro storico di Roma, avrete modo di scoprire testimonianze sontuose, monumentali del mondo antico, ma si tratta perlopiù di edilizia pubblica, edifici di rappresentanza. Ad Ostia Antica invece, potete capire meglio come funzionava la vita quotidiana ai tempi dell’impero.
E cominciamo dalle necessità essenziali per i Romani: l’abitare.
Abbiamo già descritto in un precedente post l’aspetto generale di una domus. O meglio un modello ideale, quello che si trova nelle case di tipo pompeiano.
Tuttavia l’abitare , si sa, per quanto sia una necessità comune ad ogni epoca, è stato un bisogno essenziale che si espresso in modo diverso a seconda dei tempi. Ad Ostia questo è molto chiaro. Quindi se avete letto il nostro precedente articolo sulle domus, troverete la descrizione di questi “monumenti” assai interessante perchè integrano un pochino quanto detto precedentemente.
Affinché il modo in cui il concetto di casa cambia sia veramente chiaro, abbiamo scelto di “raccontare” due Domus di Ostia in particolare: due case costruite tra il III ed il IV sec. d. C., cioè Tardoantiche.
La prima Domus, la Domus del Protiro, la troverete a due passi dalle terme del Foro e dal Foro stesso. L’ingresso si apre lungo la sèmita che corre alle spalle delle Terme.
In questa casa, meglio, nella planimetria di questa abitazione ci sono ancora degli elementi che richiamano la “casa tipo”, la Domus di tipo pompeiano.
La casa è una ricca e sontuosa residenza costruita grosso modo nel III sec. d.C, in due fasi di intervento, occupando e stravolgendo gli ambienti di uno stabile preesistente.
Il fatto che ci si trovi dinnanzi ad una casa signorile appare immediatamente evidente dal sontuoso ingresso alla casa. La porta, le Fauces di un tempo,sono incorniciate da un meraviglioso elemento architettonico: due colonne di marmo con capitello corinzio che sorreggono un frontone. Sul frontone pare fosse iscritto il nome del proprietario che però fu raso e cancellato in occasione degli ultimi lavori del V sec. d.C. Alla destra ed alla sinistra dell’ingresso ci sono tabernae,piccole attività commerciali,come spesso accade negli edifici coevi. Le tabernae sarebbero addirittura precedenti, forse risalenti al II sec. d.C. e dispongono di ambienti annessi che probabilmente avevano la funzione di retrobottega. Superata la struttura in marmo ed in corrispondenza della soglia sono visibili i solchi in terra per l’incasso della porta. Appena superata la porta , già la prima decorazione in terra anticipa la sontuosità degli allestimenti. Il vestibolo è arricchito da un bel mosaico a losanghe, a ventagli policromi. Le tessere del mosaico sono in marmi di recupero verosimilmente , molto grandi, e non perfettamente regolari. L’ingresso conduce ad un cortile, mascherato sul finire del primo corridoio da un ninfeo a doppia faccia. Cioè appena entrati, una parete con un abside ed una vasca dal profilo curvilineo impediscono al visitatore di vedere il resto della casa. Immaginando gli alzati ancora in situ e la copertura è ovvio che lo spazio, al momento molto arioso dovesse sembrare certo più angusto. Aggirando tuttavia il ninfeo per ammirarne la parete principale il colpo d’occhio era ben diverso. Lasciandosi alle spalle l’ingresso ed imboccando il corridoio sulla sinistra del ninfeo, sono ancora visibili i cubicola , o meglio alcuni di essi, piccoli e presumibilmente molto bui, in quanto privi di finestre come normalmente avveniva. Dei cubicola sono conservate solo le strutture e la decorazione parietale è purtroppo perduta, ma ovviamente la situazione doveva essere ben diversa. Nella dimore signorili ogni parete, ogni angolo della costruzione, fatta eccezione per le stanze di servizio era ingentilito da una preziosa decorazione. Quella a parete era solitamente dipinta , più raramente consistente in opus sectile, intarsi di marmo che salivano sulle pareti. A terra anche in queste stanze private della domus c’erano mosaici o tarsie di marmo. Certo viene da chiedersi il perchè, dal momento che queste decorazioni sarebbero rimaste nascoste agli ospiti della casa, e forse agli stessi padroni, considerata la scarsa illuminazione della camere; ma come abbiamo detto la decorazione di una casa doveva mostrare lo status dei suoi proprietari indipendentemente dall’accessibilità degli ambienti. Ben diversa è l’atmosfera nella sala che affaccia sul lato principale del cortile. A fianco di essa ci sono due ambienti molto belli e curati nei rivestimenti, parte della zona signorile. Potete immaginarvi semidistesi in questa bellissima sala. Intorno a voi i preziosi rivestimenti in marmo e difronte lo spettacolo suggestivo del ninfeo. Questo lato del ninfeo , più curato ed articolato consisteva in una serie di di eleganti nicchie inquadrate da colonnine e frontoni e di marmo ed ai piedi delle stesse un lungo bacino rettangolare. È facile immaginare la bellezza e le piacevoli sensazioni che questo ambiente trasmetteva: il rumore rilassante dell’acqua , i riflessi prodotti sulle lastre umide dalla luce radente che filtrava dall’apertura del tetto. Siamo infatti nel cortile centrale e come conferma la vasca centrale ancora conservata, questo è il luogo del sistema compluvium ed impluvium già citato nel nostro articolo precedente. La cascata di acqua piovana che scivolava copiosa dall’apertura del tetto forse qui aggiungeva un che di dinamico e scenografico alle atmosfere della casa.
Tutto nella casa è estremamente ricercato e questo è ciò che vi aspettate da una domus. Inoltre non siamo molto lontani da quello che il modello standard di casa ci propone, tuttavia ci sono alcune cose, alcuni dettagli che non sfuggiranno agli osservatori più attenti. Esiste al momento al centro della vasca un’apertura che fa intuire la presenza di un ambiente sotterraneo. Inoltre su un lato del cortile centrale è ancora visibile una scala che conduce a questo ambiente nascosto. Ecco questo vano ipogeo con una struttura simile ad un pozzo è stato interpretato da alcuni come una sorta di luogo di culto ipogeo collegato in origine agli ambienti soprastanti da una scala , ora non più visibile. La scala fu distrutta e sostituita dalla vasca quando il cortile fu allestito. Allora la piccola stanza sotterranea può aver mutato la sua funzione, diventando il locale cisterne collegato all’impluvium. Le scale sul lato destro del cortile (destro dando le spalle all’ingresso ) avrebbero permesso agli schiavi di raggiungere i locali cisterne, rimanendo nel quartiere di servizio della domus. Sembra che tutto il versante destro della casa fosse destinato alle attività di servizio. Ci sono due ampi locali al lato del triclinio ed oltre alla scala che scende una scala che sale. Al piano sollevato c’erano visibilmente gli alloggi degli schiavi. La casa è dunque spaccata in due in senso verticale ed orizzontale. Ma che vuol dire in termini pratici e più semplici? Che l’attività degli schiavi era essenziale per lo svolgimento delle faccende quotidiane, ma nella casa i settori di servizio erano distinti sia come spazi di lavoro (quelli sulla destra del triclinium) sia come alloggi (al piano superiore). Come a dire che il mondo del dominus e quello degli schiavi sono due mondi ben distinti e paralleli che raramente si incrociano. Certo a meno che non si parli di schiavi personali , addetti alla vestizione e cura del dominus o addirittura del pedagogus schiavo che normalmente si occupava dell’educazione dei bambini, ma questa è un’altra storia.
Per tornare al nostro tema, e Domus ad Ostia Antica, dobbiamo solo raggiungere la Domus di Amore e Psiche.
Qui le cose cambiano radicalmente. Ma in fondo la cosa ha senso. Pensate a quante volte nell’arco della vostra vita avete pensato di rimodernare casa seguendo i nuovi trend od un concetto di casa più moderno. Per voi sono fasi di anni , ma qui a Ostia si tratta di secoli. Così la casa di Amore e Psiche ci introduce in una nuova dimensione. Anche qui siamo in presenza di uno spazio preesistente occupato e stravolto per costruire la nuova casa signorile, ma questa struttura è più recente. Si fa per dire “recente”, la domus di Amore e Psiche è una delle più tarde della città. I più la datano ad un periodo compreso fra la fine del IV ed il V sec.d.C. La casa fu occupata da una nobile famiglia di funzionari, forse di rango senatorio. Nel solito edificio a tabernae realizzarono questo piccolo scrigno. Già a prima vista sembra più piccola della domus del protiro. Il fatto è che la casa in un certo senso è più compatta. Nella planimetria è un rettangolo quasi prossimo al quadrato. Dall’ingresso si accede ad un piccolo vestibulum che immette in un corridoio dalla forma allungata. Sulla destra un giardino scoperto , piccolo ma delizioso, decorato sulla parete di fondo con un ninfeo a nicchie e colonnine. Sul lato opposto una fila di ambienti quasi tutti dello stesso modulo. Uno, quello centrale , si distingue dagli altri per la bella decorazione in crustae di marmo ed ospita una bella copia della statua di Amore e Psiche che dà il nome alla domus.
Il corridoio continua oltre questi vani ed immette in una sala più ampia forse di rappresentanza.
In questa casa già lo capite tutto è cambiato. Girando con lo sguardo attorno avete quasi l’impressione di poterla riassumere tutta in unico colpo d’occhio, in un’unica semplice panoramica. La domus del protiro sembrava più un labirinto, in cui tanta parte dello spazio occupato dalla casa era composta a spazi morti di risulta. Qui la gestione dello spazio è estremamnet razionale, come se fosse ispirata ad uno nuovo criterio di occupazione degli stessi. Eppure anche qui i residenti erano ricchissimi. Gli allestimenti qui meglio conservati che altrove ve lo dimostrano. La statua bellissima vi fa immergere in un mondo diverso di cultura raffinata. Il marmo dei rivestimenti vi suggerisce i colori del tutto. Ed anche qui la scala nascosta su un lato della sala principale suggerisce la presenza di un piano per gli schiavi. Il dominus aveva una servitù che rispondeva alle sue esigenze. Il dominus aveva ottime possibilità economiche, tutto lo suggerisce, ma quell’elenco di voci da spuntare per avere la casa ideale, qui rimane un vago ricordo. Tablinium, peristilium, impluvium, qui sono completamente assenti, eppure siete in una domus. Dunque capite quanto il panorama dell’ediliza abitativa a Roma sia ben più complesso di quello che appare? Come lo spazio poteva essere reinterpretato secondo necessità? Due domus di Ostia molto diverse fra loro lo testimoniamo in modo suggestivo ed affascinante. Ma volendo trovare un aspetto comune alle due case, quale potrebbe essere la costante?
Una forse c’è. Visitando questa casa o quella precedente siete riusciti ad immaginare gli spazi ammobiliati? Nella casa di Amore e Psiche come in quella del Protiro è proprio difficile immaginare le stanze , così piccole, stipate di mobilia. E allora con l’esperienza dei luoghi potete confermare la teoria. Dalle descrizioni che abbiamo delle domus , in qualsiasi luogo, in qualsiasi periodo, l’immagine ricorrente è sempre la stessa: pochi mobili, ma oggetti preziosi e tappezzerie ovunque; marmi, colonne e mosaici ed intonaci dipinti circondavano il dominus ed i suoi ospiti. Questo creava l’atmosfera nella casa romana.
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