L’Ippodromo di Costantinopoli e la rivolta di Nika.

28 Feb 2021 | Luoghi e opere celebri

Oggi ci dedichiamo ad uno degli ippodromi più (tristemente) famosi della storia : l’Ippodromo di Costantinopoli. La storia dell’edificio attraversò quella del mondo romano e dell’Impero Bizantino. Ma come sempre, su questo blog 😉 tratteremo il tema da un punto di vista particolare.

Le premesse storiche
Nel 532 d.C, quando Giustiniano regnava ormai da quasi cinque anni, l’imperatore si trovò a fronteggiare una delle più pericolose rivolte che avessero mai minacciato la città. L’imperatore con la sua gestione poco risoluta, era arrivato ad inimicarsi l’intera popolazione.  L’aristocrazia non si vedeva riconosciuti abbastanza privilegi e il popolo era spossato e prostrato dal continuo aumento delle tasse. Il 13 gennaio del 532 d.C. il malcontento sfociò in violenti tafferugli e disordini pubblici. Esplose una violenza feroce che devastò interi quartieri ed alla fine l’imperatore agì, per reprimere la rivolta.

Non tutti sanno che…il luogo scelto dall’imperatore per piegare i rivoltosi fu l’Ippodromo di Costantinopoli.

Ma perché proprio il Circo?
L’ippodromo di Costantinopoli, come molti altri edifici per gli spettacoli nell’antica Roma, non aveva solo funzione di intrattenimento. Gli edifici per gli spettacoli nel mondo antico erano strutture che, in un certo senso, avevano una loro vocazione politica. Erano gli spazi di contatto fra le diverse componenti della società, ed erano i luoghi della propaganda.

Il Circo, l’ippodromo, in generale era dunque l’edificio in cui, per tanti giorni all’anno, gli abitanti della città si riunivano per assistere ai giochi a loro offerti.
Era il luogo in cui tutti gli strati sociali potevano ritrovarsi insieme. Il popolo si trovava faccia a faccia con l’imperatore e poteva esprimere il suo malcontento o soddisfazione fischiando o acclamando il princeps.

Nel caso di Costantinopoli, poi, c’era un altro fattore significativo, che contribuì a fare di questo edificio un elemento chiave nelle vicende del 532 d.C.
Le factiones a Costantinopoli non erano semplici gruppi della tifoseria, ma avevano una loro precisa identità politica. I due schieramenti principali, Verdi e Azzurri, rappresentavano infatti, il ceto abbiente – i primi-, le classi sociali più povere – i secondi-.

La struttura.
L’ippodromo di Costantinopoli fu iniziato nel III secolo d.C dall’Imperatore Settimio Severo, quando Costantinopoli aveva ancora nome di Bisanzio, e Costantino lo ingrandì ed arricchì di preziose decorazioni in occasione della fondazione della sua nuova città.

Come tutti gli altri edifici della stessa tipologia, disseminati nell’Impero, era caratterizzato da una forma rettangolare estremamente allungata. I lati maggiori correvano per circa 400 metri su una piattaforma rialzata, ed alloggiavano tribune in grado di ospitare 80.000 o forse 100.000 spettatori. Nei ranghi inferiori, in posizione centrale, era sistemato il podio imperiale, kathisma, collegato, tramite un percorso protetto e a gradini al palazzo imperiale; a fianco del palco imperiale, trovavano posto gli esponenti delle classi agiate, mentre in alto sedevano le classi sociali meno in vista.

I lati corti non erano perfettamente rettilinei. Quello settentrionale curvava leggermente ed ospitava i dodici carceres, i box di partenza; quello meridionale piegava in una curva profondissima ed assai pericolosa per i corridori, la sphendoné.

Le strutture imponenti del circo consistevano in una lunga teoria di archi organizzati in ordini sovrapposti, e abbracciavano la pista vera e propria, divisa a sua volta in corsie dalla spina, il muro che attraversava nel senso della lunghezza il monumento. La spina era decorata, con una serie di monumenti. Tre erano i più interessanti : i due obelischi e la colonna serpentina. L’obelisco noto come di Teodosio, fu importato da Eliopolis in Egitto, dove era stato scolpito all’inizio del XV sec a.C. per volere di Tutmosi III; un secondo obelisco fu costruito in muratura e ricoperto di lastre di bronzo. La meravigliosa colonna serpentina – avvolta a spirale su se stessa-, in bronzo ed alta circa 8 metri, era originariamente collocata a Delphi, dove commemorava la vittoria dei Greci sull’impero persiano nella famosa battaglia di Platea del 479 a.c. . All’epoca di Costantino il Grande venne trasferita a Costantinopoli, dove si conservò intatta fino alla fine del XVII secolo .
Sui carceres svettava una torre alta più di 22 metri, sormontata da una quadriga di bronzo i cui cavalli furono spoliati solo nel 1204.

La rivolta di Nika – la strage del 19 gennaio-
Dopo sei giorni di tafferugli e scontri che avevano avuto origine dalla rivalità accesa delle factiones di Verdi ed Azzurri all’Ippodromo, la città era ormai sprofondata nel caos. I rivoltosi fino a quel momento divisi, spinti dall’insofferenza e insoddisfazione generale, si erano coalizzati ed avevano deciso per la destituzione di Giustiniano e per l’acclamazione di un nuovo imperatore. A nulla era valso l’ingresso in città delle truppe dei Traci fedeli a Giustiniano. Lo spazio limitato di manovra, nelle vie anguste della città, aveva vanificato l’intervento. Le truppe incapaci di muoversi, avevano finito col battere in ritirata. Giustiniano ormai preda del panico, era pronto alla fuga, ma la moglie Teodora rifiutò la soluzione e ferma nei suoi propositi, dissuase l’imperatore dall’abbandonare la città. Teodora, figlia di un ammaestratore di orsi e di un’acrobata, aveva alle spalle una vita da artista di varietà, ed in nessun caso era disposta a rinunciare alla porpora imperiale. L’imperatrice, lucida nel momento del pericolo, irremovibile, spietata, alla fine ebbe la meglio sul marito, e Giustiniano prese la decisione di attaccare i ribelli, che si erano riuniti nell’ippodromo. Avevano condotto con loro anche Ipazio, il nipote del predecessore di Giustiniano, Anastasio, ed erano sul punto di acclamarlo imperatore. Fu allora, che l’imperatore (o l’imperatrice) mise in atto il suo piano. Narsete l’astuto confidente di Giustiniano, fedele all’imperatore, insinuatosi fra i rivoltosi iniziò una sapiente opera di corruzione per dividere le fazioni, in modo da scongiurare ogni resistenza compatta ed organizzata. I generali Belisario e Mundo, fedeli all’imperatore, fecero il resto. Con le loro truppe chiusero le uscite dell’Ippodromo, impedendo ai rivoltosi di riversarsi all’esterno e fuggire. I soldati via via si fecero strada fra la folla dei ribelli. Nessuno venne risparmiato, ed alla fine nella celebre rivolta di Nika, morirono più di 30.000 persone.

La strage fu il capitolo ultimo della devastazione e distruzione che colpì Costantinopoli prima dell’incredibile ricostruzione iniziata da Giustiniano. Fu proprio l’imperatore ad avviare un’attività edilizia magnifica che anni dopo regalò alla città nuovi gioielli dell’architettura e che col tempo oscurò quasi completamente il ricordo della feroce repressione.